Titolo: Palazzo Prete
Autore: Non applicabile
Datazione: Sconosciuta
Tipologia: Edificio storico - Palazzo nobiliare
Provenienza: Barile, Provincia di Potenza, Basilicata,
Italia
Descrizione
Nel cuore del centro storico di Barile, in Piazza Garibaldi, domina
l’imponente Palazzo Prete simbolo tangibile della storia e della cultura
che hanno caratterizzato questo borgo nel corso dei secoli. Barile,
infatti, fu ripopolato a partire dal 1478 da comunità di origine
greco-albanese, le quali, attraverso successivi flussi migratori,
consolidarono la loro presenza, soprattutto durante il regno di Filippo
IV. Gli Scutariani, Coronei e Mainotti portarono con sé tradizioni, usi
e simboli che ancora oggi arricchiscono il patrimonio culturale
locale.
Questo retaggio storico è ben visibile nei dettagli architettonici che impreziosiscono le residenze nobiliari di Barile, in particolare nei portali in pietra, dove sono scolpiti emblemi significativi come l’aquila bicipite d’Albania e il leone. Questi simboli, oltre a evocare l’identità albanese, rappresentano la forza e il valore militare delle comunità arbëreshë, che per secoli si distinsero nelle arti belliche e nella difesa dei territori in cui si insediarono. Ulteriore testimonianza dell’importanza della nobiltà albanese è il sigillo concesso da Carlo V a Palumbo Zuzura e ai suoi eredi, che raffigura proprio l’aquila e il leone, a sottolineare il prestigio e il ruolo strategico degli esponenti arbëreshë all'interno del Regno di Napoli.
Palazzo Prete si inserisce perfettamente in questo contesto storico e architettonico, affiancandosi ad altre residenze nobiliari appartenute a famiglie illustri come i Mesuca, Gramsci, Chiucchiera, Dragina, Renes, Alimati, Bozza, Casella, Cittadini, Delzio, De Rosa, Ferroni, Frusci, Giannatasio, Lioy, Mazzucca, Piacentini, Postiglione e Turiello. Ognuna di queste dimore costituisce una preziosa testimonianza del passato prestigioso di Barile, che fu a lungo un importante centro di riferimento per la comunità arbëreshë della Basilicata.
Tra le famiglie nobili che hanno segnato la storia di Barile, la casata Prete occupa un posto di rilievo. Già nel XVIII secolo, i Prete si distinguevano per la loro posizione economica e sociale all'interno della comunità, contribuendo allo sviluppo economico del borgo e alla gestione del patrimonio locale. Il palazzo di famiglia, situato in Largo Garibaldi, si impone con la sua facciata in pietra levigata, tipica dell’architettura aristocratica dell’epoca, rappresentando non solo un esempio di eleganza e solidità costruttiva, ma anche un simbolo della loro influenza nel tessuto civile di Barile.
Le fonti storiche documentano in particolare la figura del dottor Domenico Antonio Prete, che nel XVIII secolo vantava consistenti entrate economiche grazie al possesso di censi, rendite fondiarie e immobili. Il suo reddito annuo di circa cento ducati lo collocava tra le personalità più influenti del paese, garantendogli un ruolo di primo piano all'interno della nobiltà locale. Un altro esponente di spicco della famiglia, Paolo Prete, è ricordato nei documenti storici come uno dei maggiori detentori di capitali a Barile, con una somma di 2.953 once, prova tangibile della solidità economica della casata.
L’importanza della famiglia Prete non si limitava solo alla sfera economica: il loro ruolo nella comunità si rifletteva anche nell’amministrazione del territorio e nella gestione delle risorse locali. Come molte famiglie nobili dell’epoca, i Prete erano coinvolti nelle dinamiche politiche e sociali di Barile, contribuendo alla definizione di un’identità cittadina in cui la tradizione arbëreshë si fondeva con le istituzioni del Regno di Napoli.
Scutariani, Coronei e Mainotti
Gli Scutariani, i Coronei e i Mainotti erano gruppi di origine albanese e greca che si stabilirono in Italia meridionale tra il XV e il XVII secolo, in particolare in Basilicata. Il loro nome deriva dalle città di provenienza: gli Scutariani venivano da Scutari (Shkodër) in Albania, i Coronei da Corone (Koroni) nel Peloponneso greco e i Mainotti dalla regione di Maina (Mani), anch'essa nel Peloponneso.
Queste comunità migrarono per sfuggire all'espansione dell'Impero Ottomano nei Balcani e trovarono rifugio in varie zone dell'Italia meridionale. A Barile gli Scutariani si insediarono intorno al 1464, mentre i Coronei arrivarono nel 1532 e i Mainotti nel 1647. Ancora oggi, alcune strade del paese portano i nomi di via Scutariani, via Coronei e via Maina, a testimonianza della loro presenza.
Questi gruppi contribuirono a mantenere vive le proprie tradizioni culturali, linguistiche e religiose, lasciando un'impronta significativa nel tessuto sociale locale.
Filippo IV
Filippo IV di Spagna, noto anche come Filippo IV il Grande o il Re Pianeta, nacque l'8 aprile 1605 a Valladolid, figlio di Filippo III e di Margherita d'Austria. Salì al trono nel 1621, all'età di sedici anni, e regnò fino alla sua morte nel 1665. Il suo regno fu segnato da eventi significativi, tra cui la Guerra dei Trent'anni (1618-1648), che coinvolse gran parte dell'Europa e influenzò profondamente la politica spagnola.
Durante il suo regno, Filippo IV si affidò al conte-duca Gaspar de Guzmán y Pimentel, noto come il conte-duca d'Olivares, che divenne il suo principale ministro e consigliere. Olivares cercò di centralizzare il potere e riformare l'amministrazione, ma le sue politiche incontrarono resistenze in diverse regioni dell'impero spagnolo, tra cui la Catalogna, la Castiglia, l'Italia spagnola e il Portogallo. Queste tensioni portarono a conflitti interni e a una crescente instabilità politica.
Sul piano internazionale, la Spagna affrontò sfide significative. Nel 1640, il Portogallo dichiarò la propria indipendenza, ponendo fine all'Unione iberica e riducendo l'influenza spagnola nella penisola iberica. Nel 1648, la Pace di Vestfalia sancì l'indipendenza delle Province Unite (l'attuale Olanda), segnando la fine della guerra con i Paesi Bassi e la perdita di territori chiave per la Spagna.
Nonostante le difficoltà politiche ed economiche, Filippo IV è ricordato per il suo mecenatismo artistico. Sostenne artisti come Diego Velázquez, che divenne il pittore di corte e realizzò numerosi ritratti del re e della sua famiglia. Una delle opere più celebri di Velázquez è "Las Meninas" (1656), che ritrae la corte spagnola e offre una riflessione sulla percezione e sulla realtà.
Filippo IV morì il 17 settembre 1665 a Madrid. Suo figlio, Carlo II, gli succedette al trono. Il regno di Filippo IV è spesso visto come un periodo di transizione per la Spagna, caratterizzato da un declino relativo della sua potenza imperiale e da sfide interne che avrebbero influenzato gli sviluppi successivi della storia spagnola.
Carlo V d’Asburgo
Carlo V d'Asburgo (1500-1558) è stato uno dei sovrani più influenti del XVI secolo, governando un impero che si estendeva su vasti territori europei e oltreoceano. Nato il 24 febbraio 1500 a Gand, nelle Fiandre, era figlio di Filippo il Bello d'Asburgo e di Giovanna la Pazza di Castiglia, e nipote dell'imperatore Massimiliano I d'Asburgo e dei re cattolici Ferdinando d'Aragona e Isabella di Castiglia.
Nel 1516, alla morte del nonno Ferdinando d'Aragona, Carlo divenne re di Spagna, ereditando i regni di Castiglia e Aragona, insieme alle ricchezze delle colonie americane. Nel 1519, dopo la morte dell'imperatore Massimiliano I, fu eletto imperatore del Sacro Romano Impero, unificando sotto il suo dominio territori come l'Austria, la Borgogna e i Paesi Bassi.
Durante il suo regno, Carlo V affrontò numerose sfide politiche e militari. Le sue ambizioni espansionistiche lo portarono a confrontarsi con la Francia in una serie di guerre d'Italia, culminate nella battaglia di Pavia del 1525, dove il re francese Francesco I fu catturato. Nel 1527, le truppe imperiali saccheggiarono Roma, un evento che segnò profondamente l'Europa.
Sul fronte religioso, Carlo V si trovò a fronteggiare la Riforma protestante, un movimento che minacciava l'unità religiosa dell'Impero. Nonostante gli sforzi per reprimere le idee di Martin Lutero, la diffusione del protestantesimo portò alla Pace di Augusta del 1555, che sancì la divisione religiosa dell'Impero.
Nel 1556, stanco e deluso, Carlo V abdicò, dividendo i suoi domini tra il figlio Filippo II, che ricevette la Spagna e le colonie americane, e il fratello Ferdinando I, che divenne imperatore del Sacro Romano Impero. Si ritirò nel monastero di Yuste, in Spagna, dove morì il 21 settembre 1558.
Fonti e Riferimenti Bibliografici
Pietrafesa, F. L. (a cura di). (s.d.). Qui Barile. Vatra Arbëresh.
Bozza, A. (1889). Il Vulture ovvero Brevi notizie di Barile e delle sue colonie.
Gierowska, G. (2015). Carlo V. L'Imperatore e il suo mondo. Rubbettino.
Kohler, A. (2006). Carlo V: 1500-1558. Città Nuova Editrice.
Witt, R. (2013). Carlo V e la crisi del Rinascimento. Viella.
Fernández Álvarez, L. (2005). Filippo IV e la Spagna del Seicento. Rizzoli.
Carretero, M. (2014). Filippo IV: Un re a metà strada tra il potere e l'artista. Ediciones Akal.
Sitografia
Codice identificativo: BARL-023